Ara Pacis, Piazza del Popolo

Il tracciato rettilineo di via del Corso ricalca quello dell’antico tratto urbano della Via Flamina, chiamato nell’antichità e nel Medioevo via Lata.
Girando per Via della Frezza o via dell’Ara Pacis si raggiunge L’Ara Pacis Augustae, un altare (altare della pace augustea) dedicato da Augusto nel 9 a.C. alla Pace nell’età augustea,  intesa come dea romana, e posto in una zona del Campo Marzio consacrata alla celebrazione delle vittorie, luogo emblematico perché posto a un miglio (1.472 m) dal pomerium, limite della città dove il console di ritorno da una spedizione militare perdeva i poteri ad essa relativi (imperium militiae) e rientrava in possesso dei propri poteri civili (imperium domi). Questo monumento rappresenta una delle più significative testimonianze dell’arte augustea ed intende simboleggiare la pace e la prosperità raggiunte come risultato della Pax Romana.

A fianco dell’Ara Pacis, si può ammirare la Chiesa di San Rocco e il Mausoleo d’Augusto; quest’ultimo però chiuso al pubblico da almeno 30 anni. Il mausoleo venne iniziato da Augusto nel 29 a.C. al suo ritorno da Alesandria, dopo aver conquistato l’Egitto e aver sconfitto Marco Antonio nella battaglia di Azio del 31 a.C. Fu proprio durante la visita ad Alessandria che ebbe modo di vedere la tomba in stile ellenistico di Alessandro Magno, probabilmente a pianta circolare, da cui trasse ispirazione per la costruzione del proprio mausoleo. Il primo ad essere stato seppellito nel Mausoleo fu Marco Claudio Marcllo, il nipote di Augusto morto nel 23 a.C., insieme alla madre di Augusto, Azia maggiore. Seguirono poi Marco Vipsanio Agrippa, Druso maggiore, Druso minore, Germanico e Tiberio. Caligola posò le ceneri della madre Agrippina. Nerone venne invece escluso dalla tomba dinastica. L’ultimo ad essere seppellito all’interno del Mausoleo fu Nerva nel 98 d.C.

Proseguendo er via di Ripetta,si raggiunge Piazza del Popolo.L’origine del nome della piazza è incerta: c’è un’etimologia che deriva “popolo” dal latino populus (pioppo), sulla base della tradizione che vuole ci fosse, nella zona, un boschetto di pioppi pertinente alla Tomba di Nerone, che era lì presso.
La piazza e la sua porta sono un ottimo esempio di “stratificazione” architettonica, un fenomeno consueto nella città eterna, che si è verificato per i continui avvicendamenti di pontefici che comportavano modifiche e rielaborazioni dei lavori edilizi e viari. Sulla piazza affacciano ben tre chiese.

La più antica è la basilica di Santa Maria del Popolo, a lato della porta. Venne eretta (sul sepolcro dei Domizi dove Nerone fu sepolto) nell XI secolo da papa Pasquale II, ma venne poi ricostruita sotto papa Sisto IV.  Tra il 1655 e il 16660 papa Alessandro VII incaricò Gian Lorenzo Bernini di restaurare nuovamente la chiesa, donandole questa volta una chiara impronta barocca che si può ammirare ancora oggi. La chiesa ospita dei dipinti di grandissima importanza:  nella cappella Cerasi, sono presenti capolavori del Caravaggio come Conversione di san Paolo e la Crocifissione di san Pietro, nonché affreschi del Pinturicchio, l’Assunzione di Annibale Caracci, architetture di Raffaello Sanzio e del Bramante.

Nel 1573, papa Gregorio XIII colloca al centro della piazza una fontana di Giacomo della Porta, una delle nuove diciotto fontane progettate dopo il restauro dell’acquedotto Vergine. Ma nel 1589 papa Sisto V innalza il grande Obelisco Flaminio al centro della piazza, alto 24 metri, costruito ai tempi dei faraoni Ramesse II e Merenptah (1232-1220 a.C.), portato a Roma sotto Augusto e precedentemente collocato al Circo Massimo. Domenico Fontana sposta la fontana di Della Porta verso l’inizio di via del Corso.
Le due chiese gemelle, come vengono chiamate Santa Maria in Montesanto (1675) e Santa Maria dei Miracoli (1678), costruite per volere di Alessandro VII, rinnovano profondamente l’aspetto della piazza, costituendo i due poli del Tridente, formato da via del Corso, via del Babuino e via di Ripetta.