Piazza Venezia, Campidoglio


Il percorso, di circa un 1 km, inizia dalla Chiesa di Sant’Omobono. L’area di Sant’Omobono è una area archeologica di Roma, scoperta nel 1937 nei pressi della chiesa(all’incrocio tra l’odierna via L. Petroselli e il Vico Jugario, ai piedi del Campidoglio, la cui esplorazione ha restituito documenti di importanza eccezionale per la comprensione della storia di Roma arcaica e repubblicana.
Il Vicus Iugarius congiungeva anticamente il Foro con il porto fluviale sul Tevere, al confine tra Foro Olitorio e Foro Boario. Nel secondo quarto del VI secolo a.C. sorsero sull’area già occupata da capanne protostoriche, due templi arcaici gemelli, dei quali solo uno è stato possibile scavare (il secondo è sotto la chiesa). Dalle fonti sono stati indicati come i templi il tempio di Fortuna e il tempio di Mater Matuta.

Salendo per vico Jugario e poi per via del Tempio si raggiunge la Rupe  Tarpea (Saxum Tarpeium), la parete rocciosa posta sul lato meridionale del Campidoglio, dalla quale venivano gettati i traditori condannati a morte, che in tal modo venivano simbolicamente espulsi dall’urbe. Ai piedi della rupe si trova la chiesa di Santa Maria della Consolazione, è una chiesa di Roma, nel rione Campitelli che, che si affaccia sulla piazza omonima, vicino al Foro Romano e ai piedi della rupe. Proseguendo per via monte Tarpeo si arriva in via
del Campidoglio che è parte dell’antica via Sacra, di cui un parte si può vedere nel foro romano. La via Sacra è l’asse stradale più importante e più antico della valle del Foro. In età regia era un percorso sacro che collegava la dimora dei Re, il comizio e  l’Arce (Arx), la cresta del colle.

Per la sua collocazione tra la pianura del Foro Romano e il fiume Tevere, in prossimita’ del guado dell’isola Tiberina, fu ‘acropoli cittadina. Il nome del colle deriva probabilmente dal tempio di Giove Capitolino (Capitolium), dedicato alla triade capitolina (Giove, Giunone e Minerva), che anticamente occupava la seconda sommità ed era solo un altare. Il tempio vero e proprio venne iniziato,
secondo la tradizione, da Tarquinio Prisco, continuato da Tarquinio il Superbo e terminato solo all’inizio della Repubblica. Vi si svolgeva il sacrificio finale delle cerimonie trionfali, che precedentemente si concludevano al tempio di Giove Feretrio, risalente addirittura a Romolo.

All’epoca dell’invasione gallica del 390 a.C. il Campidoglio fu sede di uno degli episodi più famosi, quello delle oche capitoline, tenute nel recinto sacro del tempio di Giunone, che con il loro starnazzare svelarono il tentativo di assalto notturno dei Galli. In ricordo dell’episodio venne eretto nel 345 – 344 a.C. il tempio di Giunone Moneta (moneta o “ammonitrice”). Presso il tempi o di Giunone aveva sede la prima zecca (officina moneta dal nome del tempio, da cui deriva il termine odierno di “moneta”). Nel 133 a.C., venne ucciso durante un comizio nei pressi del tempio capitolino Tiberio Gracco, nel corso di una sommossa provocata dall’aristocrazia. Egli cadde probabilmente alla sommità della scalinata che scendeva verso il Campo Marzio.

Michelangelo Buonarroti riprogettò completamente la piazza del Campidoglio, disegnandola in tutti i particolari e facendola volgere non più verso il Foro Romano ma verso la Basilica di San Pietro, che rappresentava il nuovo centro politico della città. Michelangelo conservò l’orientamento obliquo delle preesistenze, ottenendo uno spazio aperto a pianta leggermente trapezoidale, sulla quale allineò le nuove facciate, al fine di espandere la prospettiva verso il fuoco visivo costituito dal Palazzo Senatorio.  Allo scopo pensò di costruire un nuovo palazzo, detto per questo Palazzo Nuovo, per chiudere la prospettiva verso la Chiesa di Santa Maria in Aracoeli; ridisegnò il Palazzo dei Conservatori eliminando tutte le strutture precedenti e armonizzandolo con il Palazzo Senatorio, a cui aggiunse una doppia scalinata che serviva per accedere al nuovo ingresso, non più rivolto verso i fori ma verso la piazza. Il Buonarroti progettò anche la scalinata della Cordonata e la balaustra da cui ci si affaccia alla sottostante piazza d’Aracoeli.

La statua equestre di Marco Aurelio, in bronzo dorato, venne posizionata al centro da Michelangelo, la statua originale è oggi conservata nei Musei Capitolini, mentre sulla piazza è stata messa una sua copia. Le mura in tufo di cui vediamo oggi i resti, note come “mura serviane”, sono in realtà il frutto della ricostruzione del periodo repubblicano lungo lo stesso tracciato, a rinforzo e spesso in sostituzione dell’antico agger. In via del tempio di Giove, sono ancora visibili una parte della mura del tempio (un angolo) anche se si vede meglio dai musei capitolini. Le proporzioni dell’antico santuario, che occupava la sommità meridionale del Campidoglio (Capitolium), erano rilevanti: misurava infatti 53 metri per 62 metri circa e la superficie della platea era di circa 15.000 metri quadrati. Si trattava quindi del più grande tempio etrusco e italico finora conosciuto ed il suo effetto sulla citta’ doveva essere simile a quello del Partenone su Atene: visibile da molti punti e dominante.